venerdì 26 dicembre 2014

OLTRE IL VETRO Una immagine insolita, quando si pensava che tutto fosse già stato detto su un materiale millenario. Eppure è stata scritta una pagina nuova, di emozioni liquide. Suggestioni. Di arte nell’arte. Oltre il vetro. Il vetro è vivo. Si muove, si evolve. Cattura la luce, come un tessuto di seta. Traspare e restituisce bagliori di colori, rivelando la sua anima a chi la sa guardare. Racconta di chi lo ha pensato, di chi ha sperimentato, fedele alla tradizione ma innovativo, cogliendo ispirazioni dagli stimoli esterni, incontri o viaggi che siano. Oltre la crisi. Le opere di annamolin sprigionano energia positiva. Giochi di colori accesi,immagini apparentemente astratte a tratti surreali, dove quel che più colpisce è la forza dirompente dell’ottimismo, declinato al futuro. Sembra quasi che urlino di smettere di parlare di tempi duri, di continuare invece sulla strada della qualità artigianale che contraddistingue il popolo italiano, di rimanere ancorati a ciò che siamo, strada che alla lunga paga sempre. Oltre lo scatto. Sono immagini di acqua e vetro. Mescolati, spesso non è chiaro se l’immagine ritrae l’uno piuttosto che l’altro, in un gioco sottile di equivoci stilistici enfatizzati anche dagli interventi pittorici sulle foto: Anzi, la domanda che sale spontanea è se si tratti di quadri in senso classico o di fotografie. Anna sorride ed esce dall’impiccio: “Sono opere miste. Parto dalle foto, da un particolare reale che richiama la mia attenzione, lo stampo su canvas e con la tecnica del retouché ne valorizzo i colori. Nessun rimaneggio da photoshop, solo dei tagli in libertà di forma e dimensione.” Già, la libertà. Queste opere ci danno proprio questo, la libertà di spaziare con la mente, di reinventare i riflessi e le opere in vetro in modo soggettivo. Raccontandoci quasi sottovoce, che si può guardare oltre il tempo e lo spazio. Donatella Zanarotti

sabato 13 dicembre 2014

APPARENTE SEMPLICITA' - IMMAGINI DI VETRO Quando si comincia a pensare ad una mostra c’è nebbia fitta. L’artista solitamente fa le cose per sé, in piena libertà ed autonomia. Si esprime, racconta con la sua arte ciò che sente di fronte a cose che lo sorprendono. La faccenda cambia quando deve fare altro, e c'è una scadenza precisa di tempi e luoghi. Avevo Murano di fronte, un gigante che pesava per tradizione, cultura, passione, maestria artigiana. Ed è lì che mi sono riconosciuta, dopo trent’anni di “bottega” sono andata a trovare chi le cose le fa, le pensa, sperimenta, e pensa che la cosa migliore che abbia mai inventato e realizzato è quella che farà. Allora sono nati degli scatti di colori, che talvolta mi hanno portato in dimensioni fantastiche, quasi spaziali…. si, mi sembrava di fotografare il cosmo…. Poi, camminando per le fondamente strette dell’isola sono nate le foto dei riflessi. Colori di nuovo, sorprendenti, tanto l’acqua è ferma. E allora ho pensato che tutto poteva esser nato da lì. Chissà… Chissà, forse in tempi antichi lontanissimi qualcuno ha pensato di fermare il tempo, di fermare quell’attimo riflesso sulla laguna che non sarebbe mai più esistito. L’attimo di un tramonto, di un lume, di una casa, una barca, o il passaggio fugace di qualcuno che passava lì, sulla fondamenta di fronte e lasciava una scia colorata sulla superficie liscia, trasparente e liquida, dove chi nasce con i piedi nell’acqua e la testa nei colori, accarezza i suoi sogni. Così magari quel qualcuno ha pensato di inventare un materiale altrettanto liscio e trasparente da sembrare liquido, ma altrettanto solido da rimanere nel tempo, fermando l’attimo. Certo, un punto di vista romantico e onirico, un viaggio nei secoli a modo mio. Ma la mostra comincia con il fuoco che ha generato tutto, e che rimane ancora al suo posto, custodito e vivo, nelle fornaci di Murano, da tempo immemorabile, e con una meridiana con la sua ombra, che altro non è che uno strumento di lavoro, la “borsea”, designata ad essere colei che cattura il momento e lo rende immobile. Felicemente immobile, come i sogni che fanno bene al cuore e danno la speranza di continuare in un lavoro che è passione e arte insieme.

venerdì 12 dicembre 2014

PALAZZO APERTO | Storia e Arte a Murano APPARENTE FRAGILITÀ Personale di Annamolin curata da Daniela Rossi Murano | Palazzo Da Mula 6 | 14 dicembre 2014 Apparente Fragilità una mostra che è uno sguardo femminile su Venezia, anzi su uno dei simboli di questa città: Murano e il suo significante il VETRO. Il titolo vuole superare i consolidati stereotipi che accompagnano il vetro e il femminile, volutamente infatti abbiamo scelto di accostare al termine “fragilità” l’aggettivo “apparente”, per formare un binomio che identifica perfettamente il fil rouge della mostra, vale a dire: l’ambiguità e l’illusione; enfatizzata da un allestimento che affianca opere in cui l’esterno si fonde e si confonde con l’interno. L’apparire e “non essere” è la visione che il visitatore frettoloso si porta a casa di questa città agonizzante, al centro si una sinistra metamorfosi, “apparentemente” irreversibile. Annamolin con i suoi sguardi, con i suoi riflessi, con i suoi colori celebra ancora una volta una Venezia inedita, tutta da scoprire, o da riscoprire, e lancia un messaggio forte che ha il sapore di una sfida. Eccola! Questa è la Venezia vera, questa è la sua laguna, queste sono le sue isole, questa è Murano e con queste che sono tra le storiche famiglie di vetrai: Gambaro, Poggi, Moretti, Cenedese e Ferro, deve ritornare ad essere il luogo pulsante, il fuoco metafora dell’energia può diventare un nuovo punto di partenza. L’evoluzione stilistica di Annamolin si palesa molto bene nelle sue visioni di Venezia, i primi scatti intrisi di romanticismo che celebravano un tempo andato con nostalgica malinconia (voglio ricordare la serie di barche e le gondole) si sono trasformati in suggestioni metafisiche; la mostra che inauguriamo oggi è una tappa fondamentale, uno snodo stilistico di un’artista che ha raggiunto una piena consapevolezza dei propri talenti e non ha più timore di osare e sperimentare. Sono fotografie stampate su canvas, successivamente retouchée con acrilico, il suo gesto materico che diventa una firma unica e irripetibile, come lo scorrere dell’acqua, del tempo. Così superando lo stereotipo del femminile, di Venezia, di Murano e del vetro, questa mostra è una conferma che questi luoghi hanno ancora in serbo molte sorprese, la venezianità dello scatto di Annamolin travalica la linea di demarcazione tra topos pittorico e riproducibilità fotografica, l’immagine diventa materia e poi si trasforma in energia. Ecco il messaggio sotteso: la possibilità di una metamorfosi virtuosa, positiva e vitale. Daniela Rossi Profilo della curatrice Daniela Rossi, laureatasi a Ca' Foscari in storia dell'arte contemporanea, ha poi intrapreso la carriera professionale nell'ambito della pubblicità e della comunicazione visiva. Studiosa di teorie, tecniche e linguaggi dei media ha insegnato storia della grafica e della grafica pubblicitaria presso l'Ateneo veneziano. Ha comunque continuato a coltivare un interesse per l'arte contemporanea curando numerose mostre e seguendo in particolare gli artisti emergenti. Tra le sue curatele citiamo le mostre di scultura dell'artista Sokì, le collettive del progetto SpazioArte presso la libreria Mondadori di Venezia e le collettive delle donne artiste delal BPW ITALY Fidapa. Da più di cinque anni cura le mostre personali di Annamolin. Venezia, 6 dicembre 2014

martedì 14 ottobre 2014

sabato 30 agosto 2014

CASTELLO TESINO, VISIONI DI PADRE IN FIGLIA mostra Castello Tesino (TN) 27 luglio-10 agosto 2014
Una lunga e profonda amicizia mi lega ad Anna. Fin dai tempi del liceo ogni volta che andavo a Casa Molin era uno spasso, una scoperta, un arricchimento. Appena varcavo la soglia venivo accolta dalla musica: soavi melodie provenienti dagli strumenti suonati dal Maestro Adriano (papà di Anna) o dalle sue sperimentazioni acustiche. E poi c’erano i quadri, i mosaici di conchiglie e… le fotografie sviluppate in quel luogo magico che era il mitico “sgabuzzino”! Questo per dirvi che sono una testimone oculare: Anna adolescente, vive in una fucina d’arte e creatività, segue le orme del padre e inizia a fotografare, tutto, proprio tutto! Fin dai primi scatti Anna rincorre la luce, insegue i colori e li fissa, nell’attimo in cui essi rendono il particolare una visione unica e irripetibile. Il colore appartiene ad Anna, semplicemente fa parte del suo patrimonio genetico; i suoi occhi di bambina si sono inebriati della vividezza dei colori di Burano (un’isola che le è molto familiare) e da sempre lì cerca e li scova nelle sue “visioni” di Venezia. Oggi con sorpresa e stupore ammiro le visioni di un altro luogo del cuore di Annamaria, di Adriano e di tutta la famiglia Molin: Castello Tesino. Gli scatti, anzi gli sguardi personali si Anna confermano il suo rapporto viscerale con il colore, che riesce a catturare, rimanipolandolo utilizzando un impercettibile retouchée, per restituirci una visione enigmatica, talvolta segreta, talvolta privata, comunque iperrealista. Adriano, invece, con grande maestria e tecnica, guidato dal suo istinto di sperimentatore riesce a selezionare la varietà dei materiali che la rigogliosa natura del Tesino gli offre e li fa vivere in una simbiosi unica. Le sue visioni ci trasmettono l’afflato del suo animo sensibile che si manifesta nel suo gesto creativo. Adriano con grande rispetto fissa l’attimo: estate dopo estate, anno dopo anno… di luogo in luogo. Ho riscontrato nel suo realismo di paesaggio i tratti cromatici e le scene di vita quotidiana dei pittori della Scuola di Barbizon, e un richiamo all’interpretazione della natura e delle cattedrali di Camille Corot. Anche nelle opere di Adriano l’associazione del paesaggio allo stato d’animo non persegue una sorta di idealizzazione o di elevazione della natura ma la ricerca dell’autenticità e l’ispirazione sincera! Il mio auspicio, il mio augurio è che la testimonianza storica dell’evoluzione di questi luoghi continui… a lungo, con le nuove Visioni di padre in figlia. Daniela Rossi

domenica 23 settembre 2012

IL COLORE DEI MIEI OCCHI

E la sabbia scorreva nella clessidra, mentre coglievo l’essenza dell’anima, nel cuore degli occhi. Occhi, che rubate il verde dei campi alla primavera; il castano delle foglie, all’autunno; il grigio della scogliera del faro – guardiano del mare-, all’estate; il nero della gelida solitudine – innevata-, all’inverno. Accorgersi di avere occhi in due direzioni: questo è il prezzo che pago per donare verità nell’istante presente. Oggi e domani: e i colori si mescolano, si sognano, suonando dolci melodie. I miei occhi non hanno un colore, ma non sanno mentire, e piangono le bugie dell’altrui iride. (Nazim Hikmet)

domenica 9 settembre 2012

NOTTURNO DI MARE

NOTTURNO DI MARE Ha voce antica nella notte il mare. Ha voce d’onde e di risacca. Canto liquido d’amore e di tempeste e solitudini e incontri e voli di gabbiani. Ha voce libera il mare la notte. Ha la voce di petali d’argento e trasparenze. Nenia lontana dal cuore degli abissi… voce dell’anima che tende ad abbracciar la riva, nell’attesa Aurora Foscari